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L’Italia “adotta” la Serbia nella lotta alla celiachia

L’Italia diventa il “Fratello maggiore” della Serbia per aumentare le diagnosi dei pazienti nel Paese, tuttora ferme al di sotto del 10 per cento dei casi stimati e molto tardive, e migliorare l’assistenza ai celiaci serbi. L’Associazione Italiana Celiachia ha favorito l’accordo tra il nostro paese  e la Serbia che, per tre anni, permetterà di condividere i protocolli e le linee guida per la diagnosi, informando ed educando i medici locali e contribuendo alla definizione di una nuova normativa serba sulla sicurezza alimentare e l’assistenza dei celiaci, che prenderà a esempio la legislazione italiana in materia. La Serbia va ad aggiungersi a Cipro, Croazia e Russia, per le quali AIC sta già svolgendo attività nell’ambito del progetto “Big Brother” dell’Association of European Coeliac Societies (AOECS): l’Italia è infatti riconosciuta come uno dei Paesi in cui l’assistenza per celiaci è più all’avanguardia e l’AIC come fonte autorevole di conoscenze in merito alla malattia e alla dieta senza glutine.

Roma, 2 ottobre 2017 – In Serbia ci sono circa 70.000 pazienti celiaci, ma meno del 10 per cento di loro sa di esserlo e prima di arrivare alla diagnosi passano in media più di dieci anni. Per accelerare e aumentare le diagnosi, ma anche per migliorare l’assistenza ai pazienti, l’Italia “adotta” la Serbia diventandone il “Fratello maggiore”: questo, in sintesi, l’obiettivo del progetto “Big Brother” dell’Association of European Coeliac Societies (AOECS), grazie al quale oggi ministeri della salute italiano e serbo per tre anni si impegnano ad un a importante collaborazione: L’Italia condividerà  i protocolli e le linee guida per la diagnosi, si occuperà di informare ed educare i medici locali e contribuirà alla definizione di una nuova normativa serba sulla sicurezza alimentare e l’assistenza dei celiaci. L’Italia non è stata scelta per caso: la media europea di pazienti celiaci diagnosticati è pari al 13,5 % del totale, ma nel nostro Paese sale fino al 25%; in Europa servono in media 10 anni per arrivare alla diagnosi di celiachia dopo i primi sintomi, in Italia si scende a 6.

Il nostro Paese è all’avanguardia anche nella normativa che tutela l’assistenza ai pazienti e garantisce l’accesso ad alimenti senza glutine, può quindi essere un valido esempio per i Paesi in cui le conoscenze sulla malattia e l’assistenza ai malati sono scarse. La Serbia va ad aggiungersi a Cipro, Croazia e Russia per i quali AIC sta già svolgendo attività di consulenza e supporto.

“Il progetto “Big Brother” o “Fratello maggiore” di AEOCS prevede la consulenza e l’aiuto delle grandi associazioni celiachia europee nei confronti delle piccole associazioni, poco strutturate e provenienti in genere da Paesi in cui la conoscenza della celiachia è scarsa, le diagnosi sono poche, la tutela sanitaria è scarsissima – spiega Giuseppe Di Fabio, Presidente AIC?  – La Serbia è uno di questi: oltre 60.000 pazienti non sanno di essere celiaci, le tutele sanitarie sono insufficienti e manca la possibilità di accedere a prodotti senza glutine sicuri. AIC è molto orgogliosa di poter cooperare con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei pazienti: un traguardo che è il frutto di un lungo lavoro condotto negli ultimi anni, coinvolgendo non solo le Associazioni pazienti e i Ministeri della Salute dei due Paesi ma anche la Divisione delle Relazioni Internazionali dell’Istituto Superiore di Sanità e l’Ambasciata italiana a Belgrado”.

A seguito dell’accordo bilaterale firmato oggi alla presenza di una delegazione dell’Associazione Italiana Celiachia, l’Italia diventerà per tre anni un “tutor” in tema di celiachia per la Serbia,  mettendo a disposizione il nuovo protocollo di diagnosi e follow up dei pazienti, recentemente aggiornato dal Ministero della Salute italiano e tradotto a cura di AIC; inoltre, gli esperti italiani saranno a disposizione per attività di formazione ed educazione dei medici serbi, per trasferire loro il know-how scientifico sulla celiachia. “L’Italia inoltre contribuirà alla definizione della futura normativa serba per la sicurezza alimentare e l’assistenza ai celiaci – dice Di Fabio? – L’assistenza ai pazienti nel nostro Paese è universalmente riconosciuta come una delle migliori al mondo: il Sistema Sanitario Nazionale prevede protocolli per la diagnosi precoce e centri specializzati per la diagnosi e il follow-up dei pazienti; aiuta a seguire una dieta senza glutine fornendo un contributo mensile per l’acquisto dei prodotti, monitorati per la loro sicurezza a livello nazionale e locale; favorisce l’integrazione sociale e lavorativa dei pazienti garantendo il diritto di trovare menu gluten-free in mense, scuole, ospedali e ristoranti e promuovendo corsi di formazione per i ristoratori.

L’obiettivo del progetto “Big Brother” è estendere un modello di assistenza sostenibile anche a Paesi più svantaggiati come la Serbia, per esempio avviando progetti analoghi ad “Alimentazione Fuori Casa” di AIC o attraverso la licenza del marchio Spiga Barrata: in questo modo diffondiamo le linee guida e le prassi di AIC di verifica e controllo sui produttori, sia di prodotti confezionati che nella ristorazione. Oltre al valore etico di questa attività di cooperazione, l’iniziativa  rafforza l’autorevolezza e il prestigio dell’Associazione, sempre più riconosciuta a livello internazionale quale fonte competente e credibile di know-how su celiachia e dieta senza glutine”.

Ufficio stampa Associazione Italiana Celiachia (AIC)

Gino Di Mare
339/8054110

Alessandra Cannone
339/5372575

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