Può accadere che alcuni pazienti, avendo seguito la dieta senza glutine – talvolta anche per anni – a causa di diagnosi poste dai medici curanti senza avere seguito il protocollo, diagnosi fai-da-te, suggerimenti di amici e parenti etc, abbiano la necessità di verificare se sono realmente affetti da celiachia (non è infatti possibile effettuare la diagnosi in soggetti già a dieta senza glutine).
Non esiste ad oggi una procedura standardizzata di reintroduzione del glutine in questi casi. Finora si è proceduto secondo una pluralità di approcci.
Considerato questo, il Board del Comitato Scientifico AIC ha redatto un protocollo che definisce ed uniforma i tempi e le modalità di reintroduzione del glutine nella dieta prima di procedere con gli accertamenti diagnostici sierologici e strumentali. Questo protocollo, consultabile al link in alto a destra, presenta due diverse tempistiche, una per gli adulti e una per l’età pediatrica, e va eseguito sotto stretto controllo del medico.
In ogni caso, il primo stadio è valutare se il soggetto sia a rischio da un punto di vista genetico, cioè portatore dei geni DQ2/8. La dieta libera prevede che si consumi almeno una porzione di alimenti contenenti glutine ai tre pasti principali.
Il Board scientifico di AIC invita a non iniziare mai una dieta senza glutine di propria iniziativa: si impedirebbe al medico la possibilità di fare diagnosi di celiachia con certezza. Tuttavia, se attualmente ci si trova in dieta senza glutine da diversi mesi/anni e si desidera arrivare ad una diagnosi certa di celiachia, si invita a far leggere il protocollo di reintroduzione del glutine e successive iter diagnostico al proprio medico di famiglia/specialista.